5 colonne sonore per scoprire il cinema di Pier Paolo Pasolini
Da Ennio Morricone e Piero Piccioni a Bach e Vivaldi, le colonne sonore sono uno strumento per decifrare l’approccio dell’autore e del regista al cinema e i significati assegnati alla settima arte.
Quando nel 1971 Arancia Meccanica di Stanley Kubrick uscì nelle sale con molta probabilità più di uno spettatore rimase travolto, per non dire smarrito, dall’accostamento di interni futuristici e musica classica, più precisamente quella di Ludwig Van Beethoven. Il maestro, però, rappresentava molto di più di un solo sottofondo musicale alle scorribande dei Drughi, rivestiva un più alto ruolo simbolico nella mente del regista americano.
Dieci anni prima, però, il debutto alla regia di Pier Paolo Pasolini con Accattone già aveva esplorato simili scenari, accostando le musiche di Bach a scene di devianza giovanile. Come osserva l’autore Donald Greig nel suo saggio “Somewhat of an affectation: Bach, Vivaldi and the early films of Pier Paolo Pasolini”, pubblicato sul numero di Music and Letters del Febbraio 2022, gli spettatori si trovano davanti “la stranezza della scelta musicale e in particolare la sua disconnessione socioculturale dal setting delle borgate, le aree operaie alla periferia di Roma”.
Il concetto si estende ad altre opere successive, come Mamma Roma (1962), la cui colonna sonora contrappone le musiche di Antonio Vivaldi alle composizioni originali di Carlo Rustichelli edite da CAM.
La profonda spiritualità dell’autore e cineasta, da affiancarsi al suo vivido interesse per le controversie e la trivialità della società dei consumi del Dopoguerra, lo portano dunque a inserire molteplici riferimenti religiosi all’interno delle sue opere. Greig, ancora, sottolinea come le vicende dei protagonisti di Accattone e Mamma Roma richiamino la vita di Cristo,
dalle figure mariane di Maddalena e Stella nel primo, alla morte di Ettore, messa in scena secondo i tratti scelti da Andrea Mantegna ne il Cristo morto (c. 1480), nel secondo film. Analogamente, la Deposizione di Volterra (1521) di Rosso Fiorentino diventa per Pasolini la citazione di cui servirsi nella scena della crocifissione rappresentata ne ‘La ricotta’, episodio nell’opera corale Ro.Go.Pa.G. del 1963. Al tempo stesso Pasolini è l’intellettuale a suo agio nel jet-set romano, con la sua eleganza sartoriale, come testimoniato da molti scatti dell’epoca, su tutti un ritratto a colori con cintura di Gucci in bella vista.
Come nei suoi film l’iconografia cristiana si espleta di pari passo a momenti triviali e mondani, analogamente le colonne sonore che li accompagnano sono utili a comprendere le tensioni duali al centro dell’opera di Pasolini. Musiche barocche, classiche e religiose di Bach, Vivaldi e Mozart, dunque, si trovano fianco a fianco a quelle della crema dei compositori italiani di colonne sonore dell’epoca: Carlo Rustichelli, Luis Bacalov, Giovanni
Fusco, Piero Piccioni e, ça va sans dire, Ennio Morricone. Le loro musiche rappresentano molto più di un semplice tappeto sonoro, ma offrono un commento sociale chirurgico e spietato delle dinamiche e storie esplorate da PPP.
Molte delle colonne sonore che accompagnano i suoi primi film e quelli tratti da suoi scritti, rimaste per anni inedite, sono state recentemente riportate alla luce dall’archivio CAM Sugar, che nel 2022 in occasione del centenario dalla nascita dell’intellettuale le ha rimasterizzate dai nastri originali raccogliendole in 100 Years of Pasolini: The Early Days.
Tra questi titoli, ne abbiamo selezionati 5 che restituiscono così l’identità sonora del cinema di Pasolini.
Piero Piccioni – Una vita violenta (1962)
Non sempre i romanzi di Pasolini sono finiti sul grande schermo diretti dal loro autore. È il caso, ad esempio, di Una vita violenta. Pubblicato nel 1959 per Garzanti, il libro fu tra i finalisti del Premio Strega di quell’anno, vinto un altro romanzo destinato a fare la storia del cinema: Il gattopardo di Filippo Tomasi di Lampedusa.
Tre anni dopo il racconto di Pasolini fu trasposto in un’opera per il grande schermo, diretta da Paolo Heusch e Brunello Rondi. Il film è interpretato da Enrico Maria Salerno, Serena Vergano e Franco Citti, il giovane romano scoperto l’anno precedente dallo stesso Pasolini, che già gli aveva assegnato il ruolo di protagonista di Accattone.
La colonna sonora di Piero Piccioni su CAM Sugar cattura tutto il dramma adolescenziale e l’alienazione della vita operaia romana dei primi anni Sessanta, pur mantenendo l’identità hip tipica del modern jazz. Il risultato è una delle migliori partiture del compositore, il modern gentleman della musica da film italiana. Ricca di momenti tesi. swinging e sofisticati, come le tracce “Tu sarai così” e “Autoradio”, la colonna sonora di Piccioni è un gioiello da riscoprire insieme al film di Heusch e Rondi.
Carlo Rustichelli, Giovanni Fusco – Ro.Go.Pa.G. (1963)
Dietro il nome enigmatico del film si celano le identità di alcuni dei cineasti più celebri dell’epoca, che hanno ognuno contribuito ad uno dei 5 episodi che compongono l’opera: Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti.
Interpretato da Orson Welles, “La ricotta” di Pasolini fu accusato di blasfemia per la sua riflessione dura e caustica sul valore della spiritualità nella cultura consumistica degli anni Sessanta.
I cha cha cha ed i twist di Carlo Rustichelli sottolineano lo stridente contrasto tra la frenesia della vita del dopoguerra e la scena della deposizione di Gesù Cristo, che un regista americano (Welles) cerca di girare mentre è tormentato dalla curiosità stampa romana, altra critica mossa da Pasolini alla cultura del suo tempo.
La colonna sonora completa è stata resa disponibile per la prima volta nella sua interezza, completamente rimasterizzata, da CAM Sugar, e include anche “Eclisse twist” brano di Giovanni Fusco originariamente incluso ne L’eclisse di Michelangelo Antonioni.
Ennio Morricone – Uccellacci e uccellini (1966)
Il sodalizio artistico del Maestro con Pasolini iniziò con Uccellacci e uccellini, una delle opere più acclamate del regista bolognese. Mentre Pasolini si faceva sempre più interessato a inserire elementi musicali religiosi nei suoi film, Morricone fu in grado di catturare il peso della spiritualità e di fonderlo con la carica epica già messa a punto con le sue partiture per il filone spaghetti western.
Il tono sacro e profano del film trova una sorprendente corrispondenza nella colonna sonora di Morricone, i cui i titoli di testa e di coda per la voce di Domenico Modugno rappresentano uno dei picchi di creatività più stravaganti della storia della musica per immagini. Un esempio squisito di meta-colonna sonora con un narratore che introduce la storia e i suoi personaggi nello stile dei romanzi medievali, commentando con sfrontatezza i rischi giudiziari che Pasolini e il suo produttore Alfredo Bini hanno affrontato realizzando il film. Il tema di apertura fa, tra l’altro, parte della raccolta Morricone Segreto Songbook edita da CAM Sugar, disponibile su 2LP, CD ed in digitale.
Giovanni Fusco – Milano nera (1961)
Prima dell’avvento a metà-fine anni Sessanta di Ennio Morricone come compositore per eccellenza del cinema intellettuale, Giovanni Fusco aveva offerto la sua miscela unica di temi ermetici, stranianti e di musica popolare al servizio di registi impegnati come Antonioni.
Milano nera è uno dei suoi lavori meglio riusciti, seppur erroneamente trascurato. La colonna sonora è stata riportata alla luce dall’archivio CAM Sugar nella sua interezza per la prima volta nel 2022, dopo che per anni ne era stato disponibile e noto solo il tema vocale edito su il 45 giri.
Milano nera è un altro esempio di film non diretto da Pasolini, ma che ne porta la firma, seppure in maniera implicita. Commissionato come film d’indagine sul mondo della devianza giovanile milanese, che avrebbe rappresentato il primo lavoro di Pasolini al di fuori della sua zona di comfort romana, Milano nera era stato originariamente sceneggiato con il titolo La nebbiosa. L’opera fu però abbandonata da PPP e la regia finì nelle mani di Pino Serpi e Gian Rocco.
Il film, mal distribuito, scivolò presto nell’oblio, per poi riemergere miracolosamente negli anni 2000 quando una copia fu recuperata da un cinema in cessata attività.
Ennio Morricone – Teorema (1968)
Nonostante la brusca interruzione del progetto La nebbiosa/Milano nera, qualche anno più tardi Pasolini fa ritorno a Milano, questa volta per portare a compimento la regia della sua opera milanese definitiva: Teorema. Il dramma borghese ed allegorico, che esplora l’arte, la spiritualità e l’omosessualità con, tra gli altri, Terence Stamp, Silvana Mangano e Laura Betti, segna un’altra occasione per Pasolini di collaborare con Ennio Morricone.
La mini colonna sonora, da molti considerata un EP, è uno dei momenti più psichedelici e pop di Pasolini, che senza dubbio risente dell’ambiente glamour e mondano di fine Sessanta in cui il film è ambientato. Per questa colonna sonora Morricone si è avvalso dell’aiuto del Trio Junior, un complesso beat di adolescenti di Milano, che ha eseguito il brano vocale “Fruscio di Foglie Verdi”, anch’esso parte del Morricone Segreto Songbook.
Immagine di apertura: Pier Paolo Pasolini in compagnia di Dacia Maraini sul set del documentario Appunti per un’Orestiade Africana, 1968.