Eretiche danzatrici della notte

Alessandra Busacca

Belle e dannate, spietate e capricciose, le streghe hanno a lungo esercitato il loro incantesimo sulla cultura popolare. Ne riscopriamo l’influenza sul cinema e le sue musiche.

Figlie della libertà, guaritrici rivoluzionarie o seguaci del diavolo? Le streghe sono tra noi fin dalla notte dei tempi. I documenti di tutte le culture ne hanno dato testimonianza, dalla mitologia greco-romana a quella celtica. E questa fascinazione dura ancora oggi. 

A Bologna, per esempio, Palazzo Pallavicini ospita, fino al 16 Giugno, un’intera mostra dedicata alla figura iconografica della strega tra litografie liberty, esecuzioni sanguinarie, scandali e incisioni antiche, provenienti per la maggior parte dal “Museum Of Witchcraft And Magic” di Boscastle, Inghilterra.

I media, dal cinema alla letteratura, hanno giocato un ruolo fondamentale nel consacrare il mistero di queste sovversive della storia, insistendo sull’attrazione generata da un’estetica d’impatto, meravigliosa e fantastica, ma anche gotica e occulta. 

Le streghe rappresentano il potere femminile, la ribellione, il pericolo, l’ignoto. E spesso, incarnano il mistero della donna stessa. 

Streghe in amore

Tra tutti i sortilegi, l’incantesimo lo fa la musica, che è quasi una danza voodoo. Il compositore argentino Luis Enriquez Bacalov unisce esotici motivi afro cubani, percussioni e flauti, ai vocalizzi jazz di Nora Orlandi, così l’intera colonna sonora sembra fare da palcoscenico a un ancestrale e inebriante rituale di seduzione.

Le streghe sembrano donne qualsiasi, citerebbe Roald Dahl, ma quelle di questo e dei film che ricorderemo, sono ben vestite, charmantes ed estremamente eleganti.

 Lo racconta Le streghe (1967), film a episodi dal titolo emblematico e dalle firme illustri: Pier Paolo Pasolini, Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Franco Rossi e Vittorio De Sica. Il fascino delle streghe moderne, interpretate in quattro dei cinque episodi da una meravigliosa e trasformista Silvana Mangano, trova un suggestivo riscontro nell’eleganza dei costumi e della colonna sonora, composta da Ennio Morricone (nel solo episodio di Pasolini) e Piero Piccioni, quest’ultimo in una delle sue opere più rappresentative.

Questo stesso gusto estetizzante per la stregoneria viene sottolineato, mezzo secolo dopo, da Anna Biller, regista di The Love Witch (2016). L’opera celebra il potenziale iconografico del filone streghesco, rileggendolo in ottica femminista. Biller, come in un incantesimo, (ri)costruisce con sorprendente fedeltà un paradiso di colori Sixties, fatto di anelli, abiti, psichedelia e make-up dalle tinte pastello, per poi stupire e spiazzare con humor macabro.

Si compie alla perfezione il mito della donna mangiatrice di uomini, ascendenza archetipica della maga Circe, che seduce e abbandona per il gusto del sadico, per punire vittime, uomini ingordi, deboli o ingenui, alla continua ricerca dell’amore perfetto, ossessione che porterà la protagonista Elaine (Samantha Robinson) sull’orlo della follia.

Fotografia promozionale per l’episodio ‘Una sera come le altre’ per la regia di Vittorio De Sica tratto da Le streghe, 1967.

Magie del piccolo schermo

Se nel cinema dei ‘60 e ‘70, la figura della strega assume contorni da femme fatale del paranormale, sul piccolo schermo (e soprattutto negli States) sono i toni della commedia a prevalere, tra magici qui pro quo e piccole zizzanie a sfondo romantico. Anche in forma di cartone animato, come in Sabrina the Teenage Witch (1970), serie ispiratrice del fortunato remake anni ‘90.

Tra le più celebri streghe del piccolo schermo c’è Samantha ( Elizabeth Montgomery), protagonista di Bewitched, serie statunitense prodotta dalla ABC e trasmessa con grande successo di pubblico tra il 1964 e il 1972 (in Italia dal 1967 con il titolo di Vita da strega). Nel placido contorno della suburbia americana, la trama ruota intorno ad una fattucchiera in disguise e a suo marito Darrin (Dick York), tipico mad man, ovvero pubblicitario della Fifth Avenue dei Sessanta. 

Ruoli ed equivoci comici tipici della società americana del tempo si ritrovano anche in I Dream of Jeannie, risposta della NBC alla fortunata Bewitched, che in Italia viene distribuita con il titolo di Strega in amore – rimando non troppo velato all’opera di Damiani. Anche in questo caso la protagonista è ancora una strega bionda, Jeannie (Barbara Eden), liberata da una bottiglia ritrovata su una spiaggia del Pacifico dall’astronauta Tony (Larry Hagman), ed in cui era stata intrappolata per duemila anni come un genio della lampada.

Nella commedia italiana

Con gli Ottanta, il risvolto comico della strega e degli imprevisti scaturiti dalle sue magie arriva anche nella commedia italiana, come in Mia moglie è una strega (1980). Film per la regia di Castellano e Pipolo con protagonisti Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi.

La prima scena si apre con un vero e proprio sabba, dove un gruppo di donne a piedi nudi ruota in una danza sfrenata attorno a quello che sembra un albero di noce. La Giorgi interpreta la strega Finnicella, mandata sulla terra trecentotrentatre anni dopo la sua morte dal diavolo Asmodeo per vendicarsi di essere stata bruciata sul rogo da un cardinale. La vittima scelta è Emilio Altieri (Pozzetto), lontano discendente di quest’ultimo, che la strega avrebbe la missione di sedurre e uccidere. Ma le streghe sono streghe finché non si innamorano…e con Roma come sfondo non sarà facile non cadere in tentazione.

La divertente colonna sonora è di Detto Mariano e i titoli di coda scorrono sulle note della canzone Magic, cantata proprio da Eleonora Giorgi.

Discendenti di un archetipo matrilineare, affamate di conoscenza e rivoluzione, le streghe di ieri hanno sacrificato i loro corpi in nome della libertà, del loro sé creativo e del desiderio. Come affronteranno le streghe di oggi, i temi del transfemminismo, della guerra e della lotta? E noi? Perché in fondo, “siamo un po’ tutte streghe sotto la pelle”.

Locandina originale di Mia moglie è una strega, Castellano & Pipolo, 1980.

Immagine di apertura: frame tratto da The Love With, Anna Biller, 2016.