“Guidiamo per obbedire alla nostra natura”. Al volante con i gentlemen driver di oggi.

Fotografia Alberto Chimenti Dezani.

In occasione dell’uscita della nuova playlist di CAM Sugar dedicata a cinema e motori, abbiamo trascorso una giornata con i Biscioni, il gruppo di dandy torinesi impegnati in scorribande al volante di Alfa Romeo d’epoca, per discutere di cinema, vita, automobili, e capire chi sono i gentlemen driver del 2024.

In fuga dal comune senso del pudore, dalla pubblica morale e da una modernità spesso vista come asfissiante. Amanti delle automobili e di uno stile di vita che si estende oltre l’orizzonte dei cruscotti delle loro vetture, per abbracciare il design, la sartoria, la cucina, ma anche cinema e musica. Questi sono i gentlemen drivers, gli autisti gentiluomini che con i loro mezzi d’epoca hanno sancito il loro esilio autoimposto dalla cultura dominante, per crearne una propria dal sapore di miscela e pelle scamosciata dei guanti da pilota. 

Nel giorno del via della 1000 Miglia, esce Gentlemen Drivers, playlist CAM Sugar che celebra il legame tra il cinema italiano e le quattro ruote e che potete ascoltare nella sezione LISTEN dedicata del sito. 

Dalla Lancia Aurelia B24 guidata da Vittorio Gassman ne Il sorpasso (1962) alla Ferrari Superamerica su cui il mattatore del cinema italiano sfreccia ne Il tigre (1967) o alla Maserati Ghibli 115 guidata ne In nome del popolo italiano (1971). Dalla Fiat 1500 Spider con cui Enrico Maria Salerno risale i tornanti dell’entroterra di una Rimini rovente ne L’ombrellone (1964) all’Alfa Romeo Giulietta Spider di Ugo Tognazzi ne La voglia matta (1962), sono innumerevoli e inimitabili le vetture che hanno segnato l’iconografia di Cinecittà. E ancora, tutte le Alfa Romeo distrutte negli inseguimenti tra Polizia e rapinatori in fuga nei polizieschi. 

Ma il mito del gentleman driver sul grande schermo non è solo un affaire italiano, bensì un mito consolidato anche ad Hollywood, su tutti da Steve McQueen con la sua Ford Mustang GT in Bullit (1968), con la Rolls Royce Silver Shadow ne Il caso Thomas Crown (1967) e, ça va sans dire, in Le Mans (1966); film simbolo sul mondo dell’automobilismo di cui il cinema nostrano non mancò nell’offrire la sua versione (in verità precedente di un anno): Le Mans, scorciatoia per l’inferno (1970) di Osvaldo Civriani con musiche di Stelvio Cipriani.

La loro cultura e iconografia è celebrata da pagine seguitissime sui social, su tutte Gentlemen Drivers, e da progetti di riscoperta del design automobilistico italiano e del suo lifestyle, come Targhe Nere.

Per comprendere meglio chi sono e cosa fanno i gentlemen drivers del 2024 abbiamo incontrato i Biscioni, realtà torinese di alfisti che unendo un’attitudine da dandy ad una comunicazione social estetizzante sta facendo molto parlare di sè. 

CAM Sugar: Come nascono i Biscioni?

Biscioni Torino: Stavamo cercando un tipo di automobile che ci contraddistinguesse ed allo stesso tempo fosse in perfetta sintonia con il nostro stile. Le Alfa Romeo degli anni ’70 sono diventate così le naturali testimonial della nostra controcultura. Semplicemente abbiamo dato un’ossatura al gruppo, una maggiore riconoscibilità attraverso i social, una marcata distinzione di appartenenza, ma l’essenza del Biscione va oltre.

CS: Ci sembra di capire che l’Alfa Romeo sia prima di tutto una questione di stile e attitudine…

BT: L’automobile è per un Biscione quello che è un abito per un uomo elegante. Non si misura l’eleganza di una persona dalla firma che indossa, ma dallo stile con cui indossa un capo. I dettagli, i particolari, poi, fanno la vera differenza tra chi appare per ciò che indossa e chi appare per come lo indossa. L’Alfa Romeo è il perfetto capo d’abbigliamento, il blazer immancabile in qualsiasi guardaroba di un gentleman driver che si rispetti. I motivi? Beh, il più banale è sicuramente quello legato al glorioso passato sportivo, alle prestazioni motoristiche, al sound inconfondibile dei suoi carburatori. 

CS: Il mito dell’Alfa, però, va ben oltre le sole prestazioni sportive. Pensiamo, per esempio, all’iconografia che la lega cinema…

BT: indubbiamente, tra i principali motivi vi è questo legame che soprattutto alcuni modelli, Giulia e Alfetta in particolare, hanno avuto nel passato con un certo mondo malavitoso operante nel torbido periodo a cavallo degli anni ’70 e ‘80. Un periodo in cui un’Alfa Romeo è sempre o protagonista o comparsa nei fotogrammi dell’epoca, ora dalla parte dei buoni, ma spesso tra le fila dei cattivi.

CS: Voi Biscioni vi sentite un po’ eroi maledetti di un poliziesco quando al volante dei vostri mezzi?

BT: Che dire, per un Biscione l’automobile è un mezzo per dimostrare la propria inclinazione alla perenne fuga da questo mondo attuale immerso nelle controversie del politicamente corretto, nelle perverse riflessioni di chi vuole apparire senza essere nessuno e di chi pensa di essere qualcuno ma non sa come farsi riconoscere. Insomma, come insegnano i banditi degli anni ‘70, quando devi fuggire da qualcosa o da qualcuno, è bene farlo su un’automobile veloce, sicura e affidabile, meglio se un’Alfa Romeo.

CS: Diteci di più sul vostro parco auto.

BT: Essere un Biscione può presupporre il possesso di un’Alfa Romeo ma possedere un’Alfa Romeo non è assolutamente un presupposto per essere un Biscione. Il Biscione non è un collezionista, non è un accumulatore seriale di automobili, è un vero amateur a tutto tondo: ama tante automobili per la sua insaziabile sete di piacere facendo attenzione a non esagerare nel troppo che lo porterebbe ad essere superficiale ed accomunarlo ai tanti che si fanno l’auto d’epoca per utilizzarla la domenica nei raduni e per le sagre di paese.

Il Biscione è un appassionato dell’automobile, della sua intrinseca essenza stilistica e della sua naturale propensione ad essere un mezzo che rende liberi di evadere, sia fisicamente che mentalmente. Il garage di ognuno di noi è un guardaroba da cui attingere sempre l’automobile giusta che risponda perfettamente al proprio stato d’animo, all’occasione, all’occorrenza.

CS: Ma dunque conta più l’automobile o il conducente-gentiluomo?

BT: il Biscione avrà sempre l’automobile giusta in ogni contesto si trovi perché saprà condurla con lo stile ed il portamento che si confanno ad un uomo elegante per natura. Protagonista non è l’automobile ma il suo conducente; un Biscione non lo riconosci per l’automobile che guida ma per lo stile con cui la conduce. Difficilmente possiederà solo Alfa Romeo, difficilmente saranno tutte perfettamente tenute, difficilmente sembreranno come appena uscite dalla concessionaria. Il Biscione non è fedele ad un marchio o ad un’automobile: è leale ad uno stile e ad uno stato d’animo legati indissolubilmente all’automobile.

CS: Come si espleta l’agenda mondana dei Biscioni?

BT: Una caratteristica dei Biscioni, quelli autentici, è quella di non darsi quasi mai un appuntamento ma di ritrovarsi. Il Biscione usa l’agenda per gli appuntamenti di lavoro, il fiuto per gli incontri con i propri simili. 

CS: Dove avvengono, dunque, i vostri incontri torinesi?

BT: C’è un locale a Torino che è diventato così, quasi per caso, il nostro punto di ritrovo, il Ballantines. Ma è un punto di ritrovo dove non ci si da mai un appuntamento; quella è la base da cui si parte, il covo in cui ci si ritrova, la tana in cui trovar riparo. Poi ogni incontro è l’inizio di un’esperienza: una cena, una serata in un night-club, sempre con le nostre automobili lanciate per le strade e lasciate in doppia fila o parcheggiate in divieto di sosta. Perché il Biscione ogni tanto sente l’esigenza di andare contro la legge non per disobbedire all’autorità ma per obbedire alla propria natura.

CS: Un gentleman driver come può entrare a fare parte dei Biscioni?

BT: I Biscioni non sono un club, non sono un circolo, non sono una setta, sono un branco di persone, ognuna delle quali è anche personaggio di sè stesso, che circola autonomamente in un gruppo in cui si sente parte per il tutto, la perfetta sineddoche all’interno di un periodo in cui la consecutio temporum è tutta rivolta al passato.

Potete seguire e scorpire di più dei Biscioni sul loro account Instagram.

Immagine di apertura: Alla guida con i Biscioni. Fotografia di Alberto Chimenti Dezani.

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