La psicogeografia milanese de I Fichissimi
La riscoperta della colonna sonora completa del film, composta da Detto Mariano, è l’occasione per ripercorrere i più profondi significati sociali dell’opera cult di Carlo Vanzina, tra architettura e band giovanili.
Nella storia del cinema, molti sono i film associati alla città di Milano: dagli esilaranti equivoci meteorologici di Totò e Peppino in Totò, Peppino e la…malafemmina (1956) al ruolo ricoperto dalla Torre Velasca in molteplici opere cult, come Il vedovo (1959) di Dino Risi e Milano calibro 9 (1972) di Ferdinando di Leo.
Tuttavia, ci sono anche film che vanno oltre i ritratti da cartolina di Milano e delle sue icone architettoniche. Funzionano come istantanee accurate ed in tempo reale capaci di catturare un momento nel processo frenetico di evoluzione della città.
Uno di questi è I fichissimi, commedia del 1981 diretta da Carlo Vanzina, meglio nota (se di notorietà internazionale si può parlare) all’estero come The Really Cool Guys e, anche, Guys and Dolls in the Suburbs.
Quest’ultimo è forse il titolo che meglio racchiude il ruolo svolto nella trama dal paesaggio urbano. Il film, uno dei trampolini di lancio per le carriere di Jerry Calà e Diego Abatantuono, due icone della commedia all’italiana, funziona infatti come una mappa psicogeografica alternativa per orientarsi nella Milano degli anni Ottanta. Ma è anche un vivido esempio di come il cinema italiano dell’epoca – e le sue colonne sonore – fossero inclini a documentare con occhio sociologico e un’arguzia senza pari le abitudini e le trasformazioni socio-economiche del Paese.
L’opera giunge in un momento cruciale e di svolta per la città e per la nazione, al crocevia tra la fine degli Anni di piombo e l’alba della rampante Milano da Bere; la stagione degli Yuppie che arriverà a influenzare, una manciata di anni dopo, un’altra pietra miliare del cinema italiano firmato Vanzina: Yuppies – I giovani di successo, sempre con Jerry Calà.
Se quel film catturava l’illusorio rampantismo dei giovani professionisti meneghini, I fichissimi documenta la società milanese del tempo attraverso la prospettiva di due ragazzi proletari, e lo fa rivisitando il classico shakespeariano Romeo e Giulietta.
Nel film, due bande di quartiere guidate rispettivamente da Felice (Diego Abatantuono) e Romeo (Jerry Calà) non rinunciano a risse e scherzi mentre il secondo cerca di corteggiare Giulietta (Simona Mariani), sorella del primo.
Nel romanzo famigliare di una Milano popolare spicca il sincretismo delle icone esposte nella camera da letto di Romeo: una bandiera e un gagliardetto dell’Inter si affiancano ai poster di Jimi Hendrix, dei Rockets, della diva scollacciata Carmen Russo e all’immagine di una ragazza dai capelli afro che fuma uno spinello: un classico dell’iconografia dell’Italia post-hippy, spesso pubblicizzato sulle riviste musicali, dove poteva essere acquistato per corrispondenza.
Queste immagini contribuiscono ad una stratificazione iconografica e semantica, che si ritrova anche nei dialoghi, e che rispecchia la cultura postmoderna che va affermandosi.
Battute ironiche e riferimenti alla cultura pop rispecchiano lo slang giovanile della Milano degli anni Ottanta e diventano preziosi strumenti di analisi sociale.
Si pensi, ad esempio, alla scena in cui Felice mette in guardia il fratello dai rischi di trasformarsi in “Bobmallo” (Bob Marley), quando lo sorprende a fumare una canna. Quello che all’inizio può sembrare un semplice sketch, in realtà si pone come un duplice e più profondo significante. Da un lato quello del crescente consumo di droghe ricreative tra i giovani italiani (in un’altra scena Abatantuono mette in fuga uno spacciatore che sta vendendo droga – presumibilmente eroina – allo stesso fratello), dall’altro il successo riscosso da Bob Marley che tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta contribuì all’ascesa di una via italiana alla filosofia rastafari, suggellata dal look “baioso” del fratello di Felice.
Inutile dire che la pista da ballo diventa lo spazio della contrattazione e della lotta, del corteggiamento e dell’esibizione. Più precisamente quello del Rolling Stone, uno dei locali più leggendari della nightlife milanese, sito in Corso XXIII Marzo. Aperto pochi mesi prima dell’uscita del film, era nato da un’idea del manager di Vasco Rossi, Enrico Rovelli, come prima “rockoteca” cittadina. Il locale trova una menzione anche nella colonna sonora del film, a firma di Detto Mariano, più precisamente nella traccia “Rolling Stone Milano”, pezzo funky-glam ricco di Fender Rhodes.
La colonna sonora, ora per la prima volta disponibile sulle piattaforme digitali, è stata riportata alla luce dall’archivio CAM Sugar e completamente rimasterizzata.
Oltre al tema principale, l’unica traccia originariamente pubblicata su 45 giri, ci troviamo al cospetto di un album sorprendente, in cui il funk si fonde con composizioni eteree, sinistre e sintetiche. Tra queste “Milano Notte” e “Milano Notte #2”, forse la più originale delle due take, con echi psichedelici alla Pink Floyd, eredità dei fine ‘70.
Le strade della Milano notturna sono, d’altronde, un altro dei protagonisti del film. Piazza Meda, con la sua celebre a disco di Arnaldo Pomodoro – all’epoca ancora rotante sul suo asse – è la location del rocambolesco incidente della Ferrari con a bordo Romeo, uno dei punti chiave dell’opera.
Di notte, il centro della città diventa il teatro della performatività sociale delle bande che sfilano lungo i portici, con gli stereo in stile block party newyorkese, tra le insegne illuminate dai neon delle boutique e dei marchi di abbigliamento che furono, madeleine della moda milanese degli anni Ottanta. Uno di questi è Bozart, la maison per la quale lavorò Patrizia Reggiani dopo aver scontato la condanna per l’omicidio del marito Maurizio Gucci.
La moda è senza dubbio un altro elemento cruciale per mappare la cultura giovanile della Milano de I fichissimi. Si pensi alla giacca di pelle indossata da Felice, decorata sulla schiena da una serie di borchie metalliche che compongono la parola “Toro Scatenato”, il suo soprannome.
Dopotutto, i meta-riferimenti alla storia del cinema costellano l’intera opera, cogliendo la stratificazione postmoderna dei fenomeni della cultura pop che hanno ispirato e acceso la gioventù italiana degli anni Ottanta.
Allo stesso modo, Calà abbina un cappello da cowboy ad una giacca con nappe in vinile rosso lucido, descrivendo il suo look agli occhi del padre allibito come “Suburban cowboy contro gli indiani metropolitani”. Così facendo, distorce contemporaneamente il film Urban Cowboy con John Travolta e cita il tumultuoso fenomeno politico degli Indiani Metropolitani. Il corollario estetico del cowboy ritorna anche nella banda di Felice, sotto forma di bolo tie a forma di teschio, jeans Levi’s e stivali Camperos, un classico della Milano degli anni Ottanta che in seguito definirà anche il lookbook Paninaro.
Nel complesso, questi dettagli incarnano il fascino della gioventù milanese del tempo per tutto ciò che è americano, dall’abbigliamento alla musica, passando per la cultura popolare. L’incarnazione di questo atteggiamento è l’amico e collega di Romeo, Renatino (Mauro Di Francesco). Ciuffo biondo, t-shirt di Disneyland e amante del rock ‘n roll, a un certo punto arriverà anche a fingersi uno Yuppie americano benestante per ingannare Felice e guidare Giulietta verso il suo Romeo.
A fare da contraltare al centro, c’è la periferia milanese, più precisamente il quartiere di Rho, casa di molti dei personaggi del film. I suoi edifici brutalisti costellati di manifesti di propaganda politica – anche se in realtà sono stati girati nel quartiere Laurentino 38 di Roma – dipingono l’altra faccia, quella cupa, della ruggente metropoli capitalistica.
I fichissimi, dunque, si pone come controparte italiana, seppur comica, di The Warriors (I guerrieri della notte), seminale opera del 1979 incentrata sulle vicende di bande giovanili a New York. Basterebbe la scena d’apertura del film di Vanzina per riassumere, da sola, l’intero parallelismo, scandita dal ritmo disco di “We Are The Best” e dalla voce di Albert Douglas Meakin.
I fichissimi (Remastered 2023) di Detto Mariano è ora disponibile su tutte le piattaforme digitali.
Immagine d’apertura: la periferia urbana di Milano gioca un ruolo fondamentale ne I fichissimi, Carlo Vanzina, 1982.