Sandra Milo, il vero volto di Amarcord

Lorenzo Ottone

L’attrice, musa ed amante di Federico Fellini, ispirò uno dei personaggi più memorabili del film. Eppure ne rifiutò il ruolo all’ultimo. Ne ripercorriamo l’enigma attraverso ricordi e immagini d’archivio.

C’è un momento, presumibilmente nella primavera del 1973, in cui il citofono di casa di Sandra Milo suona. È il fioraio con una consegna di 100 rose rosse. Sul biglietto, una dedica firmata “Federico”. 

L’omaggio è il tentativo ultimo ed estremo da parte di Fellini nel persuadere la sua ‘Sandrocchia’ a tornare sui suoi passi ed accettare il ruolo di Gradisca nel suo prossimo film, Amarcord.

Le rose sembrano l’omaggio di un amante ferito, quasi tradito. Alle radici del rifiuto da parte dell’attrice, non a caso c’è una questione sentimentale. Il marito Mario Ergas le ha posto un ultimatum: “O Amarcord o i figli”. Più che l’attaccamento alla famiglia, è la gelosia a divorarlo, la consapevolezza di quell’affinità professionale (ma soprattutto intima) tra il regista e la moglie. Una relazione segreta, di cui però tutti sapevano e di cui a lungo Sandra racconterà anni dopo nella biografia-confessione Caro Federico, edita quasi un decennio dopo nel 1982.

Eppure Milo era stata vicinissima a una parte nel film premio Oscar. Il ruolo di Gradisca, femme fatale di paese e struggente romantica, sembrava scritto apposta per lei da Fellini, che ne aveva schizzato tratti caratteriali e iconografici su carta, nei suoi proverbiali disegni. 

Esistono riprese e scatti dei provini del film, con Milo nel costume anni ‘30 disegnato da Danilo Donati. Sandra guarda in camera con il suo sguardo ammiccante e svampito: le ciglia sono lunghe e si arricciano all’insù, gli occhi al tempo stesso seducenti e puri. Il volto candido è incorniciato dalle piume nere del cappotto rosso, che ne avvolge sinuosamente la silhouette. Lo stesso capo che finirà per identificare per sempre nella storia del cinema un’altra attrice, dalla sorprendente somiglianza fisiognomica: Magali Noël.

In un documentario trasmesso dalla Rai nel 1974, Sandra Milo viene intervistata sul mancato ruolo. La troupe la intercetta mentre accompagna i due figli a scuola, una scena di grande candore come il suo cappotto color carta di zucchero. Forse un velato sottotesto al casus belli coniugale che ne ha determinato l’ammutinamento dal set del film. Chissà. 

Milo appare d’un tratto invecchiata, stanca, per una volta madre e non più femme fatale della Hollywood sul Tevere. I capelli sono corti e arricciati, la maglieria arancione che indossa non è dissimile da quella di tante altre donne che a metà ‘70 avvertono la stretta della crisi petrolifera e attendono a casa i loro mariti dal turno in fabbrica. I gradi di separazione tra la vamp che fu e il ruolo di Mariangela Melato ne La classe operaia va in paradiso, sembrano ora essersi ridotti, quasi annullati.

Eppure gli occhi sono ancora accesi, la lingua è giocosa nei movimenti da enfant terrible, le parole dolci e squillanti. Nelle perplessità sull’interpretazione di Magali Noël – lodata dall’intervistratrice per la sua capacità di farsi “gallina di paese” – si avverte un certo rimpianto, che non sfocia però mai nel rancore. Tutto con Sandrocchia rimane naïf, giocoso, evanescente come il suo Federico e i personaggi tratteggiati in Amarcord.

“Ecco, io l’avevo immaginata come una donna anche golosa, golosa di tutte le cose belle che ci sono nella vita, come un grande gelato, come un bicchiere di vino buono, o come giocare a mosca cieca. ‘Prendimi, prendimi’…è tutto un gioco. Il piacere di portare un bel vestito, di sentire l’attesa sul corpo, di sentire che ti guardano, che ti desiderano…e la voglia in te di piacere.”

La vera Gradisca è Sandra. O, anzi, Sandra è la vera Gradisca. Un ruolo che l’avrebbe aiutata a esorcizzare certi demoni della vita matura, per tornare a piacere e piacersi. Per ricongiungersi ancora con il suo Federico.

Ciò che rimane sono le riprese candide e altrettanto toccanti delle teche Rai, ma soprattutto una serie di provini, così verosimili da chiedersi se non siano frutto dell’AI. Ma con Federico Fellini, in fin dei conti, non c’è sogno o illusione che non sia possibile. 

Immagine di apertura: Sandra Milo durante i provini di Amarcord. Immagini via Maison Bibelot.

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