Una casa sulla spiaggia per riscoprire una canzone perduta. In conversazione con Alice Taglioni.
L’attrice e musicista francese si è riunita in studio con il compositore Philippe Sarde per incidere, a distanza di oltre cinquant’anni dalla scrittura del brano, una canzone nata per la voce di Romy Schneider e mai registrata.
Dove finiscono le canzoni perdute? Di chi diventano se non vengono consegnate al pubblico? Può cambiare la percezione di una canzone, per anni scomparsa, quando torna a suonare, addirittura per la prima volta?
È quello che ci siamo domandati quando nell’archivio CAM Sugar abbiamo ritrovato il testo inedito di “La Maison sur la plage”, brano composto nel 1972 da Philippe Sarde per la colonna sonora di César et Rosalie, film diretto da Claude Sautet.
Le liriche erano state scritte dal celebre paroliere francese Jean-Loup Dabadie e pensate per essere interpretate da Romy Schneider, che del film era la protagonista al fianco di Yves Montand, uno degli chansonnier per eccellenza della musica transalpina.
Eppure, come spesso accade nella tortuosa storia della musica da cinema, il brano resta in un cassetto. Romy, incide un altro brano, “La Lettre de Rosalie”, che viene incluso nella colonna sonora del film, uno dei quattro a cui l’attrice franco-tedesca lavora insieme al compositore Sarde e al regista Sautet.
Da quel cassetto il testo è però riemerso, a distanza di oltre 50 anni dalla sua stesura, consentendo di metterlo finalmente in musica. L’interpretazione è stata affidata ad Alice Taglioni, attrice, compositrice e musicista francese, le cui radici musicali affondano tanto nella musica classica, quanto nei maestri della musica per immagini. Tra questi, ça va sans dire, c’è Philippe Sarde, che in uno studio parigino ha incontrato Alice per restituire – finalmente – una veste sonora al brano composto nel 1972.
“La maison sur la plage” è una canzone rinata, o meglio, nata per la prima volta. L’interpretazione di Taglioni coglie l’eredità, drammatica e romantica, della recitazione con cui Romy Schneider aveva in passato impreziosito altri brani di Sarde, come “La Chanson d’Hélène”, dal film Les Choses de la vie del 1970.
La canzone trova oggi la sua perfetta collocazione all’interno di Romy Schneider, Un Portrait Musical, raccolt a cura di CAM Sugar e Decca France che per la prima volta riunisce le quattro colonne sonore complete delle quattro pellicole che hanno visto la collaborazione di Schneider, Sarde e Sautet: Les Choses de la vie, Max et les ferrailleurs, César et Rosalie e Una Histoire simple.
Abbiamo raggiunto Alice Taglioni per approfondire il suo rapporto con questa canzone, la figura di Romy Schneider e la musica da film.
CAM Sugar Journal: Quale è il tuo rapporto con Romy Schneider?
Alice Taglioni: L’ho scoperta e amata tardi. Non avevo visto la serie cinematografica di Sissi durante la mia giovinezza. È stato con il film di Claude Sautet Vincent, François, Paul et les Autres, che l’ho conosciuta. Sono rimasta affascinata dalla sua bellezza e dalla sua unicità, da quel misto di forza e fragilità.
CSJ: Secondo te che cosa rappresenta oggi Romy Schneider per il cinema e la cultura francese?
AT: Romy è un’icona, un’ispirazione, un sorriso, una voce… è unica!
CSJ: Che cosa ha significato per te essere coinvolta nel progetto dedicato a Romy e alle colonne sonore di Philippe Sarde per i film di Claude Sautet?
AT: Qui si tocca la perfezione! Per me, Philippe Sarde, nella musica da cinema, prima che diventassi attrice, era l’unico e solo. Quanto a Claude Sautet…avrei tanto voluto incontrarlo. Questo progetto me lo ha permesso, in qualche modo. Ci ha riuniti: Romy Schneider, Philippe Sarde, Jean-Loup Dabadie, Laurent Levesque e me stessa.
CSJ: Nel disco Romy Schneider: Un Portrait Musical, hai offerto la tua interpretazione di “La Maison sur la plage”, lavorando al fianco del grande maestro Philippe Sarde. Come hai approcciato l’interpretazione del brano?
AT: L’interpretazione in sé, non è stata preparata in anticipo. Volevo arrivare nel modo più neutro possibile per lasciarmi completamente guidare da Philippe Sarde. Avevo una fiducia totale in lui. Sapevo che mi avrebbe trasportato nel suo universo e che sarebbe stato magico! E lo è stato…
CSJ: Com’è stato confrontarsi in studio con Sarde, non solo sul piano artistico ma anche umano?
AT: È stato commovente, ed è successo molto rapidamente. [L’incisione] è stata realizzata in un’unica take, senza post-produzione. Philippe, ascoltandola, ha subito capito che era quella giusta.
CSJ: Tu sei sia un’attrice che una compositrice di musica da film: come si mettono in dialogo queste due discipline per elevarle mutualmente?
AT: L’apprendimento assiduo del pianoforte, della teoria musicale e della musica è iniziato fin dall’infanzia, intorno ai 4 o 5 anni. Vengo da una famiglia di musicisti e ho sempre sentito mia madre comporre, inventare melodie al pianoforte. Penso di aver ereditato da lei questo desiderio di creare e comporre. La musica e il cinema sono due universi molto vicini! Anche se è più difficile per uno esistere senza l’altro, ovvero il cinema.
CSJ: Tu hai un background molto ampio, che varia dal jazz al cinema. Quali sono i compositori che ti ispirano quando crei le tue musiche originali?
AT: Philippe Sarde, ovviamente! E per rimanere nell’ambito della musica da film, Michel Legrand, Georges Delerue, François De Roubaix e, naturalmente, Ennio Morricone. Nella musica classica, i compositori che mi ispirano sono Ravel e Bach. E per quelli più contemporanei, Barbara, Véronique Sanson, Michel Berger, poi Nils Frahm, Chilly Gonzales e tanti altri ancora.
Immagine di apertura: Romy Schneider nel film César et Rosalie, diretto da Claude Sautet, 1973.